LA CELEBRAZIONE DELLA SALVEZZALa Liturgia fonte e culmine della vita della comunità
ecclesiale (in: Avvenire 9 settembre 2001) (Mons. Pietro Tagliafierro, Vicario Episcopale per la
Liturgia) La liturgia, con i suoi riti, i suoi gesti e parole, è una speciale epifania(manifestazione) della Chiesa: espressione e realizzazione del suo mistero di salvezza universale. Per questo, è soprattutto nelle celebrazioni liturgiche che essa appare, più chiaramente e più efficacemente, “come un sacramento, o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano (LG 1). Infatti l’essere Chiesa esige - come segno e realizzazione ottimale - una comunità formata e riunita, “nell’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”(LG 4). Questo risulta evidente anche dall’analisi dei testi del NT che si riferiscono a momenti cultuali, in cui si constata che il primo e fondamentale atto di ogni celebrazione cristiana è la riunione del popolo di Dio in assemblea (es. cfr. At 2,42-47; 20,7 SS.) in mezzo al quale lo stesso Cristo si fa presente (cfr. Mt 18,20). Ed essendo Cristo il capo della Chiesa, lì dov’è presente Lui capo e pastore, 1ì sono presenti tutte le membra del corpo ecclesiale (cfr.lCor 12,12). Necessariamente, il segno dell’assemblea liturgica ha delle coordinate spazio temporali: essa è sempre l’espressione di una comunità locale, o almeno è un raduno di cristiani provenienti da diverse comunità L’intero mistero della Chiesa è presente nelle singole Chiese, e dunque nelle assemblee locali (cfr. LG. 26), poiché ”in esse e da esse è costituita l’unica Chiesa cattolica” (LG 23). Per questo l’assemblea liturgica non solo è la manifestazione più alta, e allo stesso tempo più semplice, della comunità locale, specialmente quando è riunita intorno al Vescovo, ma è evento concreto, e dunque visibile, della Chiesa universale “una santa cattolica ed apostolica”. Dunque, è soprattutto nell’assemblea liturgica che la Chiesa si esprime è si rende visibile al mondo come comunità nata dalle acque del battesimo: “stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui” (Pt ,2,9) In effetti, se è vero che il sacerdozio battesimale del popolo cristiano si esercita prima di tutto nella vita e nell’attività di ogni giorno, è nell’assemblea liturgica che si manifesta in pienezza, si realizza e si alimenta questo carattere sacerdotale di tutto il popolo di Dio che si offre e rende grazie al Padre per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo. Questa assemblea così convocata - comunità sacerdotale del Popolo di Dio- si alimenta, cresce e si irrobustisce “per mezzo dei sacramenti e delle virtù” (LG 11). Infatti oltre alla parola di Dio, la vita della Comunità è profondamente segnata dalla celebrazione dei 7 sacramenti che, quasi come le tappe, segnano le varie fasi e momenti della vita cristiana. Da ognuno di essi “tutti i fedeli d’ogni stato e condizione, ricevono tutto il bene spirituale secondo la condizione della propria vocazione e sono chiamati dal Signore, ognuno perla sua via, a quella perfezione di santità di cui è perfetto il Padre celeste” (LG 11). Da quanto sintetizzato risulta evidente quale sia la preoccupazione del Concilio, quella, cioè di far prendere sempre più coscienza che il nostro adunarci per la celebrazione liturgica - lungi dall’essere una mera aggregazione sociale - è la manifestazione piena della nostra realtà ultima e definitiva. Ecco perché la liturgia, a buon diritto, è detta fonte e culmine della vita della Chiesa, in quanto il mistero redentivo di Cristo è reso sempre vivo e attuale. Questo esige una sempre maggiore consapevolezza ,da parte di tutta l’assemblea celebrante, di ciò che nelle azioni liturgiche si è chiamati ad esprimere e a vivere. Così le nostre celebrazioni torneranno ad essere luoghi privilegiati dell’educazione alla fede attraverso la mistagogia. |